In Burkina ci sono più di 60 gruppi etnici con caratteristiche sociali e culturali diverse, anche se la maggior parte ci tengono a definirsi burkinabé. Nella zona meridionale del paese a ridosso dei confini con il Ghana e la Costa d’Avorio, osserviamo modi di costruzione e decorazione delle abitazioni d’interi villaggi, originali e fantasiosi. Sono opera delle etnie Gurunsi e Lobi.

 

Gurunsi

I primi sono i veri autoctoni del Burkina, molto prima dei Mossi, il principale gruppo etnico della nazione. Scacciati da questi verso il sud, furono sfruttati come schiavi per un lungo periodo. Dal capoluogo amministrativo della regione del Nahouri Po’, vi sono diversi villaggi dei Gurunsi riconoscibili per le pitture decorative alle pareti esterne ed interne delle case.
La pista di terra battuta è bordata da grandi alberi tropicali e da baobab, segno che qui le precipitazioni sono abbondanti nell’arco dell’anno. Tiébelé è il primo di una serie di villaggi come Tiakané e Koumbili in cui si ha la possibilità di osservare questa particolarità. Le abitazioni hanno una forma arrotondata e sono chiuse verso l’esterno, nel senso che l’ingresso è posto al centro del complesso abitativo. Le case sono divise per nucleo familiare. Nel cortile si svolge la vita quotidiana: mentre i bambini chiassosi giocano, le donne preparano da mangiare, pestano il miglio e fanno il bucato; gli uomini siedono su poltrone di giunco bevendo il "dolo", la birra di miglio. Le case sono composte da tre/quattro vani con l’aggiunta del tetto, sul quale si accede con scale in terra battuta o utilizzando dei pali biforcuti in legno. Sul tetto viene messo ad essiccare il raccolto. Di rilievo sono le decorazioni che solo le donne sono abilitate ad eseguire, utilizzando con una naturale armonia, precisione e cura dei dettagli l’ocra rossa, il nero e il bianco. Per facilitare la stesura del colore, si usano dei pennelli artigianali realizzati con le penne di faraona. Sono disegni geometrici con figure di animali protettori (coccodrilli, lucertole, serpenti) che raffigurano simboli ancestrali vecchi di secoli legati all’animismo tradizionale tipico di questi luoghi.

abitazione gurunsi

 

Lobi

La cittadina di Gaoua è la base di partenza per visitare le case fortezza dei Lobi.
Di natura schiva e bellicosa i Lobi hanno saputo conservare le loro tradizioni, dai riti di iniziazione "dyoro", alla produzione di vasellame in terracotta, dal culto dei feticci e i rituali segreti.
Originari del Ghana, emigrarono a partire dal XVIII secolo in Burkina e nel nord della Costa d’Avorio. I Lobi sono agricoltori (miglio, mais, arachidi, patate dolci) e considerano la terra una divinità sacra oggetto di culto con riti collettivi e individuali mediante l’uso di feticci che sono collocati sia vicino ai campi coltivati, sia a ridosso delle abitazioni. Quello che affascina il viaggiatore è l’architettura delle case. Chiamate "sukala" (in lingua mandinga), sono costruzioni d’argilla dalla forma rettangolare con spesse mura di strati sovrapposti che danno l’idea di una fortezza in miniatura. La stagione secca è il momento ideale per la costruzione e la riparazione collettiva delle case riservata agli uomini. Su un fianco l’entrata che consente l’accesso al cortile interno e ai vari vani, mentre un palo in legno biforcuto funge da scala e conduce alla terrazza dove viene sistemato il raccolto per l’essiccazione. Qui si trova l’abitazione del capo famiglia. E’ un posto strategico in quanto consente di controllare dall’alto i campi coltivati e tenere lontani gli intrusi! Ogni luogo della casa è protetto da feticci ai quali si offrono vari sacrifici e ci sono statue lignee per proteggere l’anima di ogni Lobi, sia vivo sia defunto. A differenza della maggior parte degli africani che vivono nei villaggi, i Lobi vivono in gruppi familiari vicino alle terre che coltivano, edificando al centro di esse, le case fortezza.

interno casa lobi  con scala di legno