Le loro origini si perdono nel vasto sostrato culturale dei Nilotici o, più precisamente, dei Niloti meridionali.
Sono un popolo di pastori seminomadi dove il possesso del bestiame riveste una notevole importanza da un punto di vista economico, sociale e culturale, tipico dei Niloti. La Karamoja, all’estremo nord dell’Uganda, è stata da sempre il loro territorio identificato anticamente nel monte Moroto "montagna dell’ovest". Il nome Karimojong deriva dall’insieme di 2 parole, Aikar: fermarsi e Imojong: uomini anziani. Probabilmente indicava un luogo dove gli adulti sostavano. Nel corso dei secoli si sono succedute numerose migrazioni che li hanno portati a stabilirsi alla fine del XIX secolo, fra i distretti di Moroto, Kotido e Nakapiripirit.
La struttura sociale è suddivisa in vari clan. A nord i Dodos e Jie, seguono i Labwor, Bakora e Matheniko e al sud i Moroto, Pian e Chekwi. 

 

Vi è un’ulteriore distinzione in classi di età con riti di passaggio fra i maschi. La circoncisione non è praticata (come nei Turkana), e le cerimonie si tengono in luoghi ben precisi, legati a particolari momenti della vita sociale.
Gli anziani hanno il potere amministrativo regolando la vita quotidiana all’interno dei vari gruppi, mentre spetta ai guerrieri la difesa degli accampamenti e l’organizzazione delle razzie del bestiame. I giovani sono destinati alla cura degli animali e alla pastorizia. Le donne si occupano del lavoro nei campi (sorgo, tabacco e miglio) e della raccolta dell’acqua ai pozzi mediante l’uso di grandi calebassse di zucca. I capelli sono legati con piccole trecce e portano collane e bracciali di vario tipo. Gli uomini non hanno delle acconciature particolari. Si limitano a praticare fori nei lobi delle orecchie per inserire ciondoli o altro per semplice vezzo. Di recente è di "gran moda" l’uso di cappelli e magliette occidentali.

giovane Dodos

 

E’ frequente, in entrambi i sessi, la pratica della scarificazione con motivi sul viso, sulle braccia e sul torace. I villaggi, disposti in forma circolare, sono delimitati da una fitta serie di pali conficcati nel terreno e da rami spinosi. L’ingresso è costituito da una piccola apertura cui si accede carponi. Stretti corridoi conducono alle dimore delle varie famiglie con capanne in legno dalla forma conica. Una è riservata al capofamiglia e le altre per le diverse mogli con prole. Piccoli granai di legno sono sistemati in posizione sopraelevata all’interno dei recinti. Una grande spianata circondata da rami spinosi serve per il ricovero e la protezione del bestiame.
I Karimojong sono tristemente noti per l’aggressività diffusa anche con gli altri clan. Per il possesso degli animali sono capaci di compiere razzie a scapito dei popoli confinanti come i Turkana e Pokot del Kenya, o i Toposa del Sudan. Gli uomini girano sempre armati con i fucili che hanno sostituito le lance e le frecce. A causa del perdurare della siccità, le lotte per l’accaparramento delle risorse sono sempre più cruente e sanguinose, e in alcuni casi anche l’esercito viene coinvolto negli scontri.