Pochi km a nord dal fiume Niger sorge Timbuctu, "la città dell'oro" oggi una esigua lingua d'asfalto la collega al porto di Kabara, ai confini con lo sterminato sahara.
Timbuctù, Tombouctou, Tombutto.....non importa come si scrive, sentito una volta risulta difficile da dimenticare questo nome divenuto mitico grazie ad un passato pieno di storia e di prosperità commerciali, di interessi culturali e religiosi. Un erudito di quel tempo la definì " il punto di incontro di coloro che navigano in piroga e di quelli che vanno a dorso di cammello".
in questa frase sono condensati due mondi contrapposti: la piroga cioè il sudan sinonimo di fertilità e ricchezza; il cammello cioè il sahara, un universo aspro e duro ma anche prezioso con le sue miniere di sale che a quel tempo era scambiato al pari dell'oro. Interessati ed affascinati dai racconti di alcuni viaggiatori europei come: R. Caillié, G. Laing e H. Barth che nel secolo scorso misero a repentaglio la propria vita pur di raggiungere la città proibita, abbiamo deciso anche noi di intraprendere questo viaggio in modo meno avventuroso nel 1998 e, comodamente seduti ( si fa per dire ) su un Toyota.
Dal posto di benzina di Douentza uno sgangherato cartello indica in circa 200 km la distanza che ci separa da Timbuctu; impossibile un ragguaglio chilometrico, perché il contachilometri è rotto. Costeggiamo per alcuni km le uniche formazioni rocciose di tutto il Mali ( dita di Fatima ) quindi la pista chiamata Bambara-Maoudè, punta dritta a nord tra le acacie spinose e sparute macchie verdi di erba e cram-cram. E' un viaggio a ritroso nel tempo. La mente inizia a fantasticare, ad immedesimarsi quando attorno ad un accampamento di tuaregh, una donna di nome Buctù ( in lingua tamachek vuol dire madre dal grosso ombelico ) ne organizzò l'insediamento, che qualche anno più tardi prese il suo nome. Era da poco passato l'anno mille e, da semplice villaggio, Timbuctu divenne una grande città e il più grande centro di cultura e di religione del sudan occidentale.
Le carovane provenienti da nord, dalla costa mediterranea portarono le novità del sapere di Fez, Marrakech e dal lontano Cairo, una parte della popolazione si dedicò agli studi scientifici e religiosi; di padre in figlio venivano tramandati i segreti del sapere attraverso i continui pellegrinaggi nei luoghi santi e nelle università arabe. A Timbuctu la celebre università di Sankoré rivaleggiò con quelle del Cairo e di Fez  intrecciando rapporti di studi e scambi culturali. Deposito di mercanzie, fu anche depositaria di scienze, lingue e religioni; le biblioteche erano ricche di manoscritti tanto che ne nacque un vero e proprio commercio. A tal proposito Leone Africano, un antico viaggiatore spagnolo che durante uno dei suoi viaggi a Timbuctu scrisse "i libri si vendono così bene che questi fruttano più delle altre mercanzie...".

Moschea di Sankoré

Dice un detto sudanese " Il sale viene da nord, l'oro da sud, ma le parole di Dio le cose dotte e i bei racconti non si trovano che a Timbuctu ".
Un grosso scossone ci riporta tutti alla realtà; dopo più di tre ore di salti e scossoni sulla pista, di attraversamenti di uadi e tratti di infido fesc fesc, ci concediamo una breve sosta nel villaggio di Bambara Maoudè, a metà strada ( o quasi ) dalla nostra meta. Una nenia struggente ci incuriosisce.., un gruppo di donne in cerchio attorno ad un pozzo attingono l'acqua ritmando con la voce la caduta del secchio che poco dopo torna alla superficie, traboccante del prezioso liquido. Oggi è giorno di mercato. Tutti hanno qualcosa da vendere a qualcuno, o anche solo da scambiare, come il venditore di sale che, con innata maestria ne taglia una sbarra ( seduto a terra, con i piedi tiene ferme le due estremità e, con una sega affilata, la divide in più pezzi ); la polvere è messa in un sacchetto e sarà venduta ad un prezzo maggiore. Ripartiamo e appena fuori il villaggio da una duna di sabbia appaiono delle ombre non ben definite e confuse dai riflessi del sole; ci avviciniamo con cautela e scopriamo si tratta di una carovana del sale. Il prezioso oggetto, dalle miniere di Taoudenni viene portato dai tuaregh nelle terre dogon per essere venduto o scambiato con altre mercanzie. Le lastre di sale sono rettangolari con uno spessore di 30/40 cm e lunghe all'incirca 150 cm; un cammello può portarne fino a 6. Prima di essere spedite, ogni proprietario traccia un segno di riconoscimento particolare, quindi ai due lati vengono scritti in arabo o in tamachek nomi di santi o personaggi famosi, affinché il viaggio si svolga nel migliore dei modi.
Con l'aiuto dell'autista, un cammelliere ci fa notare che le sbarre più bianche e spesse sono le più ricercate, mentre quelle che hanno delle venature rossastre sono di qualità minore. Sulla pista di sabbia resa molle dal sole cocente, il toyota sembra galleggiare dolcemente e velocemente verso la nostra agognata meta.

 

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