E si, non abbiamo scritto male, è proprio così; l’Africa si sta vendendo la terra. Milioni di ettari venduti al miglior compratore e ad un prezzo irrisorio. E’ questa la nuova sconcertante impresa legata alla globalizzazione che siamo costretti a “denunciare”. In gergo si chiama agrobusiness. Forse ci si sarebbe arrivati comunque vista la miseria sempre più dilagante in molti paese africani, ma non in questo modo. Con la terra si svende anche la speranza degli africani al cambiamento e, in definitiva, li si priva delle loro radici. Abituati da secoli ad usare le terre per pascolo o agricoltura, si ritrovano a vivere “nella nuova proprietà” senza avere alcun diritto di espressione, come ai tempi della servitù della gleba e del colonialismo. Questo nuovo colonialismo oggi ha i colori ei soldi delle autocrazie petrolifere degli Emirati Arabi e delle nuove potenze economiche asiatiche Cina, India e Corea. |
La
denuncia, partita dalla FAO a maggio 2009, riguardava 5 stati: Sudan,
Mali, Etiopia, Mozambico e Madagascar. A 1 anno di distanza si sono
aggiunti Ghana, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe. “Milioni di
ettari d’Africa ingoiati in un solo boccone” è quanto ha scritto il
giornalista Domenico Quirico su La Stampa inanellando una serie
impressionante e preoccupante di cifre: “ Seul 2,3 milioni di ettari,
la Cina ne ha comprati 2,1 milioni, l’Arabia ne possiede 1,6, la
Coreana Daewoo 1,3 milioni esattamente come la metà del territorio del
Belgio. Onestamente ed umanamente pensiamo non sia accettabile una
situazione di questo genere. Addirittura c’è chi l’ha definito
“una buona occasione per lo sviluppo”.
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