Gianni Gianluca e Stefano alla scuola

Diario di Viaggio di:

GIANNI – LUCA – STEFANO
 
dal 15 Marzo al 03 Aprile 2006.
La meta di quest’anno è il Niger.
 
Voi vi chiederete…." Ma che c…. ci andate a fare in Niger"? 
Il motivo centrale di questo viaggio è l’eclisse di Sole del 29 Marzo.


RESOCONTO

Abbiamo ragionato a lungo sul luogo e quindi sul paese più adatto dove ammirarla. La fascia della totalità arriva dall’oceano Atlantico e attraversa Ghana, Togo, Benin (ex Dahomey), Nigeria, Niger, Ciad, Libia, Egitto, Turchia per concludersi poi tra gli stati dell’ex Unione sovietica.Tra tutti questi paesi, dopo un’attenta analisi, abbiamo optato per il Niger.
Sfogliando una rivista (Sahara: itinerari e passioni), Luca ha trovato un interessante articolo a firma di Donato Cianchini il quale, assieme alla moglie Monica, da tempo viaggia in Africa. Abbiamo deciso di contattarli e dopo qualche scambio di e-mail ci siamo accordati per incontrarli di persona.
Nel corso della serata Donato e Monica ci illustrano il loro progetto in Niger. Si tratta della scuola per i bambini e le bambine del villaggio tuareg di Dabaga del quale parlerò più avanti. Ci danno numerosi consigli su cosa vedere e come muoversi nonché i numeri di telefono di due persone del luogo che, oltre ad essere un riferimento, sono anche guide tuareg. In particolare, Ousmane Kato, è anche coinvolto nel progetto della scuola e collabora attivamente con Donato e Monica.
Il nostro viaggio è anche un’opportunità per fare avere del materiale e del denaro contante alla scuola. Ci vengono quindi consegnati 500 euro che dovremo dare nelle mani di Ousmane e serviranno per l’acquisto di materiale didattico oltre a quattro scatoloni colmi di vestiti per i bambini.

LUNEDI’ 20 MARZO 2006, arrivo alla scuola di Dabaga.

Sveglia alle 7. Dopo aver fatto colazione aspettiamo l’arrivo di Rhissa. Alle 8 l’equipaggio è al completo e partiamo in direzione della scuola di Dabaga che dista circa 45 km da Agadez. I bambini sono già stati avvisati del nostro arrivo e ci attendono con impazienza. Per loro sarà un giorno di festa. L’accoglienza è veramente calorosa, in tutti i sensi. Ci sono 43°C. e si suda solo a parlare. Il direttore della scuola, Liman Zarke, ci dà il benvenuto a nome di tutta la comunità e ci fa accomodare per un piccolo spuntino. Con questo caldo preferivamo un rinfresco. Scarichiamo i nostri pesanti bagagli con la roba destinata alla scuola. Appoggiamo tutti i vestiti sopra ad un tappeto e ci sediamo per terra attorno ad un vassoio con del the, formaggio, biscotti e datteri secchi. Scambiamo quattro chiacchiere con i presenti parlando del nostro viaggio e di Donato e Monica che ovviamente conoscono. Successivamente chiediamo al direttore se è possibile organizzare una partita a pallone con i ragazzi della scuola. È un’abitudine alla quale non possiamo rinunciare. Durante i nostri viaggi sfidiamo sempre una rappresentativa locale così, dopo la vittoria in Egitto e Perù, eccoci pronti ad una nuova sfida. Gli avversari li scegliamo sempre su misura o meglio sotto-misura perché non sono alti più di 1 m e 20cm e non superano i 12 anni di età. L’unica differenza è il numero. Noi siamo sempre in tre più qualche rinforzo locale e loro un esercito di scalmanati con energia da vendere. La nostra formazione è composta da Rhissa in porta, noi tre e due maestri della scuola. Il campo è in ottime condizioni. Sabbia grossa, temperatura sui 43°C. in aumento, spettatori non paganti 6. Tutto è pronto per il calcio d’inizio. Dove c’è la palla si alza un polverone della madonna. Anche se in inferiorità numerica, la nostra esperienza internazionale si fa valere e la partita finisce 3 a 2 in nostro favore (tripletta personale).
Dopo la partita seguono le foto e gli inni nazionali delle rappresentative. Prima l’inno dei padroni di casa cantato dai bambini della scuola con la mano appoggiata sul cuore. Al nostro turno, come in Perù, mano sui maroni e speriamo che sia l’ultima volta. Dopo le elezioni vogliamo tornare anche noi a tenere orgogliosi la mano sul cuore. Regaliamo il pallone alla scuola poi, sudati ed impolverati, ci accompagnano in una casa tuareg dove siamo ospiti a pranzo. Per noi è veramente un onore. Queste esperienze riesci a farle solamente viaggiando in questa maniera e sono tra i momenti più belli che si ricordano. Le abitazioni tuareg sono caratterizzate da un recinto in legno all’interno del quale si trova la struttura principale dove si mangia e si passa la notte e una secondaria dove ci si riposa durante le ore più calde del giorno. Mangiamo del cous cous di verdure ed una pasta scotta con carne di agnello. Il piatto dal quale si mangia è unico. Viene posto al centro e i commensali seduti attorno mangiano la loro parte. È abitudine lasciarne sempre un po’ nel piatto per dimostrare che il cibo era sufficiente. Il padrone di casa si chiama Ghalj e fa parte dello staff della scuola. Ci sono anche il direttore Liman ed un maestro. Ghalj ci presenta anche l’ultimo arrivato, un bimbo di 20 giorni che dorme in un fagotto appeso al soffitto della capanna: la sua culla. Promette bene… ha già un pistolino di 15cm. A fine pasto ci viene servito l’immancabile the tuareg preparato al momento esclusivamente da un uomo. Spieghiamo il motivo del nostro viaggio in Niger e le nostre attività svolte in Italia. Sottolineiamo lo spirito che accompagna i nostri viaggi e quindi la nostra gratitudine nel trovarci in situazioni come quella odierna. I nostri amici vogliano anche saperne di più sull’eclisse che interesserà il loro paese e noi non ci risparmiamo dando fondo alle nostra conoscenza in materia. Il maestro della scuola è il più interessato alla spiegazione tanto da prendere numerosi appunti. Con abilità sorprendente ricopia anche l’intera cartina del transito dell’eclisse. Luca si esprime abbastanza correttamente in francese mentre al mio franco-catalan-bagnese ogni tanto ci scappa qualche risata.
Si è purtroppo fatta l’ora di ripartire. Salutiamo i nostri simpatici amici e proseguiamo il nostro viaggio.
testo di Gianni – foto di Luca