I Samburu sono un popolo di pastori nomadi guerrieri, che vivono nella parte centro settentrionale del Kenya. Di origine nilo-camitica, sono per le evidenti similitudini somatiche, oltrechè per le usanze e le tradizioni antiche, parenti dei Maasai con cui dividono anche la lingua ( lingua maa ). Il loro territorio è molto vasto, ed i loro spostamenti avvengono in un ambiente i cui confini naturali li possiamo riconoscere, a nord nella sponda meridionale del lago Turkana, e a sud con il fiume Ewaso-Ng’iro ( il fiume marrone ). Un ambiente semi-arido, con la vegetazione molto scarsa, fatta eccezione in alcune zone ricche d’acqua ( come Maralal ), dove la savana si colora di verde e le acacie spinose ed ombrellifere svettano verso il cielo. Ed è proprio la natura che non è stata certo rigogliosa, anzi!!!, a costringere i Samburu allo sfruttamento del terreno con il bestiame, soprattutto bovini e ovini, pochi gli asini e i dromedari ( usati quasi esclusivamente per il trasporto delle cose ). Questi animali sono il loro cibo, la loro ricchezza ed il perno essenziale su cui è basata la società samburu.

 

Strutturalmente è molto simile a quella Maasai, dove l’anziano è rispettato ed obbedito in tutte le decisioni. Non essendoci nulla di scritto, egli è portatore del sapere della società samburu, e considerato di grande saggezza. Il consiglio degli anziani prende tutte le iniziative importanti dei singoli e dell’intero villaggio. Importantissima per la società samburu sono le classi di età, e la discendenza patrilineare. Ogni famiglia è costituita dal padre con le diverse mogli ed i figli. Il bestiame è di proprietà esclusiva dell’uomo, che in pratica eredita anche i capi di bestiame che le mogli portano come dote, e che solo alla nascita dei figli maschi saranno poi dati in dono. Le donne non possiedono nulla, e vengono introdotte nella famiglia al solo scopo di procreare, sia maschi che femmine.   I primi serviranno per pascolare il bestiame e proteggere il villaggio, le seconde all’atto del matrimonio porteranno altro bestiame al padre, rendendolo più ricco. Le classi di età sono composte da tutti gli individui circoncisi nello stesso periodo; tra i vari gruppi di età vi è un intervallo di almeno 15 anni.

        Guerriero "Morani"       

 

Verso i 7 anni il ragazzo diventa un layeni, gli viene data una piccola lancia e gli vengono affidate delle capre da condurre al pascolo….; il primo vero impegno all’interno della società. A 14/15 anni la circoncisione, che segna l’inizio di una nuova vita, diventando un morani, il guerriero che proteggerà il villaggio dalle insidie esterne. Interessante è tutta la preparazione alla cerimonia della circoncisione che coinvolge tutto il villaggio e quelli vicini, ma questo aspetto lo tratteremo a parte. Al termine di questo periodo di vita intenso svolto al di fuori del villaggio, il guerriero entra nel gruppo degli anziani ipayan, e può finalmente sposarsi ed avere figli. Questo passaggio è l’ultimo atto della vita di un samburu, che viene sancita con il taglio dei capelli. Una società forte in cui è importante il fattore umano, dove tutti sono considerati allo stesso modo, dove si vive in perfetta simbiosi con la natura, e dove il fulcro di questa vita è il manyatta. Il recinto di rami spinosi al cui interno vi sono le capanne della famiglia, ed al centro un ulteriore recinto per proteggere il bestiame dagli agguati dei predatori. Un luogo sacro il manyatta, tanto che se viene profanato gli anziani lo benedicono con dei riti e cerimonie particolari, cui è presente in modo spirituale il dio Nkai. L’unico che viene venerato dai samburu ed è inteso come la pioggia, portatrice di vita, ed il cielo come forma suprema.