A est del massiccio centrale dell'Hoggar, il Parco Nazionale del Tassili in lingua tamacek "altopiano roccioso", con i suoi 80.000 kmq (2 volte la svizzera!!) è sicuramente il più esteso del Sahara, tant’è che si spinge a est verso il confine libico con il corrispondente Akakus, simile per morfologia e luoghi d’interesse. La sede amministrativa è nell'oasi di Djanet, la bianca perla del Tassili. Qui un interessante museo illustra i vari periodi dell’evoluzione umana e geologica. Attraverso tre sale si percorrono idealmente 2.500.000 anni di storia, attraverso riproduzioni fotografiche, oggettistica, reperti neolitici e manifatturieri come asce, punte di freccia e vasi di ceramica. Nel corso di milioni di anni la geomorfologia del Tassili è cambiata molto a causa dell’erosione fluviale oramai scomparsa e da quella eolitica che regalano un paesaggio molto vario, come la foresta di pietra di Sefar, le cupole di arenaria di Jabbaren, i canyon impressionanti di Tin-Zoumaitak e di Ihérir. Per contro a est i grandi erg sabbiosi libici di Murzuk e Ubari, a sud l'immenso Ténéré a sud/est l'erg Admer e a nord l'insieme di Issaouane n'Tifernine con dune alte più di 400 metri!! offrono un totale contrasto. La vegetazione è alquanto rara e a causa del suo isolamento il Tassili ha alcune specie endemiche, come i millenari cipressi (cupressus dupreziana). Di questi straordinari alberi oggi ne restano solo 230 esemplari localizzati tra i 1600 ed i 2000 metri di altezza, nella valle di Tamrit. Le attuali condizioni climatiche (troppo secche) non permettono più la germinazione, e almeno per ora non possono più riprodursi.
Per il suo immenso valore naturale e culturale, il Parco del Tassili dal 1982 è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità (UNESCO), e nel 1986 è stata classificata (dal MAB) come prima riserva della biosfera sahariana al mondo. Quello che comunque rende singolare ed unico il Tassili, sono le testimonianze impresse sulla roccia attraverso le pitture e le incisioni della straordinaria evoluzione dell’uomo. Henri Lhote disse che esse sono "cento volte più istruttive di tutti i giacimenti di vasellame, ossa e silice, che sono stati trovati nel Sahara". Un percorso iniziato all’incirca da 7.000 anni documentato da enormi graffiti parietali raffiguranti il bufalo antico, giraffe, elefanti (periodo della grande fauna selvaggia). Si succedono via via diversi periodi intervallati da qualche migliaio di anni, caratterizzati da pitture che ricoprono le volte delle grotte del Tassili e del vicino Fezzan. In sequenza troviamo: il periodo pastorale (verso 4.000 anni) artisticamente il più significativo; il periodo cavallino (verso 1.200 anni) con l’introduzione del cavallo nel Sahara raffigurato con i famosi carri al galoppo; il periodo camelino che conferma l’avanzata del deserto con la conseguente variazione climatica, e iniziano i segni dell’impoverimento artistico.
Grazie alle esplorazioni di Henri Lhote abbiamo conosciuto la storia, gli usi e lo stile di vita delle antiche popolazioni del Sahara, sappiamo del clima totalmente diverso da oggi con fiumi impetuosi e la vegetazione lussureggiante, sappiamo delle molte specie di animali (giraffe, elefanti, rinoceronti, coccodrilli) che hanno popolato questo lembo di Sahara, sappiamo di un paradiso terrestre oggi scomparso, ma che rimane attuale grazie a queste forme artistiche.

verso le guglie di Sefar

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La dama nera a Sefar

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In pratica per poter salire sull’altopiano del Tassili sono obbligatorie la guida Targhi e una piccola carovana formata da asini che portano tutto il bagaglio e il vettovagliamento. Per tutto ciò è utile appoggiarsi ad un’agenzia locale o meglio ancora alla ONAT, che offrono dei pacchetti di itinerari di diversi giorni (dipende dalla voglia di camminare e dall’interesse che si ha), per visitare Sefar, Tamrit o Jabbaren. Luoghi distinti anche per morfologia. A Sefar abbondano i picchi e le guglie verticali mentre a Jabbaren prevalgono le grosse cupole di arenaria che, simili ad enormi mammelloni, formano nell'insieme una specie di villaggio roccioso.
Da tenere presente che per vedere i primi due occorrono almeno 4 giorni, 7 per tutti e tre i siti. Da non perdere il sito di Tegharghart a ridosso di Djanet,
con un bellissimo graffito del periodo della grande fauna selvaggia chiamato " le mucche che piangono". Visto che gli asini portano il bagaglio utilizzando un altro percorso, occorre per il trekking essere autosufficienti con un piccolo zaino per avere a portata acqua, crema solare, un taccuino e la reflex. Nel trekking la durata giornaliera varia dalle 6 alle 8 ore di marcia totali, suddivise tra il mattino e il pomeriggio; il dislivello è di circa 6/700 metri per salire sull’altopiano.


Itinerari Africani ha effettuato la ricognizione a piedi di tutti i siti e vi consiglia i seguenti luoghi:
* Colle Tafilalet per Tamrit e Sefar
(
Tin Zoumaitak - Valle dei cipressi - Timenzouzine - In Itinen - In Touhami - Tin Abuteka - Tin Tazarif).
* Colle d'Aroum per Jabbaren e In Aouanrhet.

* Circuito in fuoristrada a N/W di Djanet che permette di ammirare alcuni pittoreschi laghetti (guelta), villaggi tuareg e l'eccezionale paesaggio di rocce e sabbia ai piedi del Tassili. Necessari almeno 3 giorni.
Dalla bella guelta di Essendilene, si fa tappa a Dider con i graffiti di Tin Teghert, quindi il villaggio tuareg di Iherir dalle caratteristiche capanne, incastonato in un impressionante canyon i cui sedimenti risalgono a più di 400 milioni di anni. Tra un misto di rocce e sabbia ecco Tasset, il grande arco di Tikoubaouine e i graffiti di Tegharghart.