Siamo quasi arrivati alla base dell’anfora, la parte che poggia sulla sabbia del deserto. Un territorio enorme che copre da solo l’85% di tutto il paese, e su cui risiede solo il 10% della popolazione. Pensate che l’Algeria ha una superficie complessiva di 2.300.000 kmq, è il secondo in Africa ed il decimo al mondo in ordine di grandezza. E’ ben 8 volte più vasto dell’Italia. Con questi numeri è facile parlare di grandi spazi e sconfinati orizzonti. Ed è proprio da qui, dal deserto che riprende la rinascita della sua ricchezza. Hoggar, Tassili n’Ajjer, Tadrart,  sono nomi che evocano traversate avventurose, l’incontro con i Tuareg, gli indomiti figli del vento.
Il nostro viaggio inizia dalle montagne dell'Hoggar con i panorami selvaggi del massiccio dell'Atakor su cui svetta il fascino mistico dell'Assekrem.
Dai 2.800 metri di altezza dell'eremo di P. de Focauld, si gode della pace del luogo, oltre che dall’imponente massiccio centrale dell’Hoggar con le sue piramidi di basalto e le guglie di roccia come i tridenti di Tidiamaine o il maestoso Tezouai. Il sole infuocato s’inabissa accanto al picco dell’Illamane regalandoci una forte emozione. Lasciamo Tamanrasset in direzione sud-est verso il mondo incantato del Tassili de l'Hoggar. Dopo Tamekrest, una sorgente d'acqua limpida tra le rocce di granito rosso, inizia il fascino sottile e grandioso del deserto; un mondo dai colori forti nel quale pian piano ci immergiamo attraverso diversi passaggi nei uadi preistorici come il Tin-Tarabine e, più ad est il mitico Tafassasset.

 

tramonto sull'Assekrem

dune Erg Admer

 

Youf Ahakit, Yof Faralal, Tahaggart, sono i luoghi suggestivi che abbiamo attraversato ricchi di graffiti, archi naturali creati dall'erosione del vento, guglie e torrioni che emergono dalla sabbia. Passeggiamo nel dedalo di gole e canyon alla ricerca della luce giusta e di spunti fotografici come una cresta rocciosa stilizzata dalle forme di un cammello che si innalza in verticale verso il cielo. Sconfinati panorami si aprono di fronte a noi, l'orizzonte piatto si popola di miraggi e di immaginarie visioni, di effimeri specchi d'acqua. Luoghi inquietanti come Tihaten (nei pressi del uadi Tin-Tarabine), dove ci sono resti di  frettolose sepolture  e di scheletri di cui si ignora la provenienza. In lontananza le imponenti pareti rocciose del Tin-Egolleh e del Tin-Kerader segnalano la giusta direzione. Siamo nei pressi del uadi Issalane, ultimo luogo di passaggio per le carovane commerciali dirette in Niger. Ora la sabbia è dappertutto. I fuoristrada "galleggiano" veloci su un vasto reg sabbioso, in lontananza le sagome inconfondibili color giallo ocra delle dune dell'erg Kilian. Sono solo un gustoso antipasto che precede le imponenti creste sabbiose dell'erg Admer, che si protende per 300 chilometri verso nord, dopo aver attraversato il pozzo di Arokam e la collina di Faleslez, dove giacciono numerose tombe pre islamiche. Il picco di Tahort è uno dei tre passaggi che ci consente di superare le grandi dune e giungere a Djanet, l'oasi ai piedi del Parco Nazionale del Tassili-n-ajjer, conosciuto come il "Louvre" del Sahara. Affreschi preistorici di straordinaria bellezza, ci raccontano com'era la vita migliaia di anni fa. Non c'è che l'imbarazzo della scelta: salire a piedi sull'altopiano per raggiungere i siti di Tamrit, Sefar e Jabbaren, o girare con i fuoristrada nella zona attorno Djanet. Da non perdere a In-Debbiren e a Tegharghart, incisioni di notevole fattura come le famose "vacche che piangono", e a Tin-Amali una tomba pre islamica di notevoli dimensioni.