La Tarlamt verso Bilma
In Niger la chiamano "Tarlamt". E' la carovana di sale che da Agadez, da Zinder o da Tahoua avanza sinuosa verso le saline di Fachi e di Bilma.

 

Da Agadez al massiccio dell'Air, da Djado a Bilma si estende il Ténéré, l'ultima propaggine del Sahara. 800 km di deserto ora piatto ora dunoso, spazi senza fine la cui traversata ha ancora oggi il sapore delle antiche esplorazioni del passato. In questi luoghi, le ultime carovane di sale ne attraversano solo una parte. Da Agadez, da Zinder o da Tahoua, qualcuna più rara dall'Air, hanno un'unica destinazione: le saline di Fachi e di Bilma. Il Niger non ha le miniere di sale del Mali (Taoudenni) o della Mauritania (Idjil), ma dei bacini di terra salifera imbevuta di acqua salmastra che a queste latitudini sono un bene prezioso quanto la vita stessa. Pozze squadrate o minuscoli crateri scavati nella terra sono divisi da piccoli basamenti, ciascuno con dei colori insolitamente vivaci che variano dal rosso porpora al giallo ocra. Qui il sale si cristallizza alla superficie formando una specie di pellicola che occorre "spezzare" due volte al giorno (i salinai sono maestri).L'acqua evaporando crea un dosso di sale stratificato, compatto sul fondo e a cristalli in superficie. Il sale prodotto in pani semisferici (in lastre in Mali) di 4/5 kg o in forme conoidali (il tronco di palma funge da stampo) di 15/20 kg circa, viene venduto o barattato alle carovane. Il primo tipo è destinato all'alimentazione umana, il secondo a quella animale.
I Tuareg del Niger la chiamano Tarlamt. E' l'ultima carovana del sale che ogni giorno percorre fino a 40 km ad una velocità di circa 4/5 km l'ora. Trenta giorni per coprire un'infinita tratta di 600 km all'andata e altrettanti al ritorno, una lunga e faticosa maratona che inizia all'alba e termina quando le stelle sono alte nel cielo. Nessuna sosta, tranne quella per le cinque preghiere giornaliere. Un mese duro ed estenuante trascorso camminando al fianco dei dromedari o riposando (per modo di dire!) accovacciati in equilibrio sulle cavalcature per recuperare le forze. Un'avventura al limite della resistenza umana che presuppone profonda concentrazione psicologica ed adattabilità fisica. Il Madugu è il capo carovana. In prima fila, lo sguardo fisso in avanti a scrutare l'invisibile pista. Dietro di lui i cammellieri con le "navi del deserto". Sono i Tuareg Kel-Gress venuti dal sud e dalla Nigeria, proprietari dei grandi dromedari pezzati dagli occhi discromici, capaci di sopportare ciascuno un carico di 80/100 kg; I Bella, Tuareg dalla pelle scura provenienti dalle zone a sud di Agadez un tempo schiavi di tribù nobili; e i Tuareg Kel-Oui dell'Air molto attivi quando le carovane per Bilma transitavano in questa regione montuosa un tempo fertile e popolata.

Il carico dei dromedari al mattino

Il carico dei dromedari al mattino

I pani di sale nell'oasi di Fachi

I pani di sale nell'oasi di Fachi

Ai nomadi che attraversano le sconfinate distese di sabbia e di dune le saline di Fachi appaiono come miraggi ai piedi della falesia del Kaouar, l'altopiano roccioso che si estende in direzione S/N fino alle pendici del Tassili e al Tadrart Acacus. Case interamente costruite con blocchi di sale e palme abitate dai Kanouri e dai Tebu provenienti dal Ciad. Ed è proprio a Fachi che i carovanieri caricano i blocchi di sale per uso animale. Acquistati al valore di circa 350CFA (£ 1050) saranno rivenduti ad Agadez  a quasi quattro volte di più, per un guadagno di circa (£ 3300). Ancora quattro giorni di viaggio ed ecco dal nulla, delle ombre scure stagliarsi all'orizzonte. Sono i picchi della grande falesia dell'oasi di Bilma, ricca di orti, piantagioni di palme da dattero e dell'acqua necessaria per rinvigorire animali e uomini che dovranno condividere, fianco a fianco, l'inimmaginabile marcia di ritorno. Qui il sale è della migliore qualità e si acquista e si scambia con miglio, tè, tessuti e qualche capra. Con il prezioso e pesante carico (i pani di sale sono avvolti in cesti di giunco e legati con robuste corde) la carovana riprende il lento cammino verso Agadez, Zinder o Tahoua per realizzare il meritato guadagno nella regione degli Haussa. Un tempo era il sultano di Agadez a dare il segnale della partenza; oggi questo rito è del tutto scomparso e non appena la temperatura è accettabile (tra Ottobre e Novembre), la Tarlamt si prepara ad affrontare il suo lungo viaggio. 

La Tarlamt in un passaggio tra le dune prima di Bilma

Noi in cuor nostro speriamo di emozionarci ancora incontrando le carovane del sale, che con il loro incedere lento, avanzano a dispetto di un'inesorabile progresso per conservare quel patrimonio di uomini, cultura e idee che nulla potrà mai cancellare.

                                                                                      di Donato Cianchini

Estratto dall'articolo   " L'ultima carovana del sale"     
pubblicato sulla rivista AFRICA - 1999